Salmo 37:28
Sono convinto che il Signore quando ci tocca , prende possesso della nostra vita e ci preserva.
Egli non ci lascerà mai: “Poiché il SIGNORE ama la giustizia e non abbandona i suoi santi; essi sono conservati in eterno…” (Salmi 37:28). Al salmista piace meditare sulla sicurezza del credente. Tutti coloro che sono nati di nuovo mediante la fede nel Signore Gesù Cristo possono essere certi, per l’autorità della Parola di Dio, di essere salvi per sempre.
Una volta che Dio tocca e prende possesso di te, Egli ti libera dall’attacco del nemico, se tu lo chiami in aiuto, ti preserva dalla rabbia del diavolo, e userà ogni cosa nella tua vita, includendovi anche gli errori, i problemi, le prove, per prepararti al meglio che è davanti a te.
Se ripensiamo al tempo quando Dio è venuto a noi, toccandoci in maniera soprannaturale. Ci ha chiamati a Sé e ci ha riempito con il Suo Spirito. In quel momento Dio ci ha fatto una dichiarazione: “Vi voglio e vi reclamo. Voi siete il mio possesso”. In un momento ha preso il controllo della nostra vita e niente poteva cambiare questo fatto: siamo diventati di sua proprietà.
Ci ha comprati a prezzo del Suo sangue e niente ha potere su di questo. Quindi noi gli apparteniamo, anche quando le potenze dell’inferno cercano di sedurci e di condannarci. Satana stesso potrebbe cercare di intrappolarci in un trabocchetto infernale; ma nello stesso momento in cui pensa “Questo è ormai mio”, Dio risponde: “No diavolo, tu non lo hai affatto, perché egli è mio, l’ho acquistato, quindi libera la mia proprietà”. Siamo sempre il possedimento di Dio. Ed Egli ci preserva, preparandoci per quello che Lui ha di meglio per noi.
Mosè era un possedimento di Dio. Il Signore lo ha preservato attraverso tutte le prove che ha affrontato. In tutto questo tempo Dio lo stava preparando per un magnifico lavoro.
Mosè fu toccato da Dio mentre viveva nella casa di Faraone. Il risultato fu che Mosè non volle più essere chiamato figlio di Faraone: “preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio, che godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando gli oltraggi di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto, perché aveva lo sguardo rivolto alla ricompensa.” (Ebrei 11:25-26). Mosè dovette temere Faraone per avere ucciso un guardiano, per cui dovette fuggire dall’Egitto. Tuttavia nel tempo in cui scappò, Mosè fu totalmente una possessione di Dio, egli lasciò tutto a motivo di Cristo. Poco conosceva, eppure stava per entrare in un lungo periodo nel deserto, doveva nascondersi nel profondo di questo luogo per quaranta anni.
Qual è il significato di questo periodo di deserto nella vita di Mosè?
Probabilmente Mosè si era convinto che il suo tempo era ormai finito. Non aveva voce ne alcun messaggio. Così si rassegnò ad essere un pastore nel profondo del deserto. Ma Dio aveva affidato un incarico a quest’uomo; e mentre Mosè si sentiva frustrato da questa esistenza così limitata, il Signore lo stava preservando e preparando per grandi cose.
Mosè ebbe il suo incontro con il pruno ardente. Questo pruno era probabilmente un comune arbusto, molto basso ed inutile. Ma Dio fece infiammare tale arbusto ed una voce ne venne fuori dicendo: “Levati i calzari, Mosè, perché sei su terra santa”. Il Signore aveva parlato direttamente al cuore di Mosè e dopo solo poche ore da quel incontro la vita di Mosè non fu più la stessa. Dio lo aveva istruito: “Vai ad incontrare i figli d’Israele e di al Faraone: Lascia andare il mio popolo”.
È qui che vediamo l’uomo che è possessione di Dio e che è da Lui preservato e preparato per molti anni. Ora viene indirizzato verso il suo compito da Dio stesso che parla da un cespuglio in fiamme. Tutto quanto era per dire a Mosè: “Non ti ho dimenticato; sono sempre stato insieme a te. Io sono Colui che ti ha guidato in questo deserto e ti ho protetto da Faraone. Ora stai per vedere grandi cose nel servizio che Mi renderai”.
Dio è impegnato verso te nello stesso modo che lo era con Mosè. Puoi sentirti frustrato dalla tua limitata esistenza, ma in questo tempo Dio ti sta preservando e preparando. Può darsi che non siate chiamati a fare un grande lavoro,come con Mosé, ma sarete sicuramente chiamati ad un nuovo cammino con il Signore, un cammino tale che non avete mai esperimentato e sarete chiamati a servire Cristo come mai prima.
Mentre affronti le tue lotte, ricordati che il Signore non si arrenderà mai con te. Egli ti chiama il Suo amico e mette ancora la Sua mano su di te. Quello che lui chiede è un cuore pentito ed una assoluta fiducia nelle Sue promesse. Confida nelle promesse del Nuovo Patto. Tu sei del Signore ed Egli ha bisogno di te, al più presto Lui ti guiderà verso verdeggianti pascoli ed acque chete. Perciò, ora, per fede ricevi il Suo amore, potenza, perdono e liberazione. I tuoi giorni migliori debbono ancora venire”.
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